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The Electereo
Released July 1, 2014 - Studiolo Laps ___SL029___
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“Tra i più rinomati musicisti della Persia ve ne fu uno, di nome Barbod; ogni volta che il Ministero aveva perorato a corte un grave problema, senza riuscire a convincere il Re, la questione era subito affidata a Barbod, per cui egli andava a corte col suo strumento, suonava la musica più adatta e commovente, e raggiungeva immediatamente lo scopo, perché il Re era subito toccato dalle melodie, sentimenti di generosità lievitavano entro il suo cuore, ed egli cedeva. Potete provare a fare questo: se avete un grande desiderio e volete ottenere lo scopo, provate a farlo con un vasto uditorio dopo l’esecuzione di un grande assolo, ma dovete farlo con un uditorio sensibile alla musica, perché vi sono persone simili a pietre e la musica non può commuovere le pietre”. Abdu’l-Bahà
Un compendio di frequenze corrose, un breviario di oscillazioni infinitesimali, un concentrato di iperboli acustiche, una carrellata personalissima di suoni falliti – tutto ciò, in estrema sintesi, è “Minimal-garde”, avventura sonora a firma The Electereo, eclettico duo di musica sperimentale, formato da Remo De Vico e Alessandro Rizzo. Coppia artistica già in precedenza incontrata e apprezzata per l’originalità della poetica compositiva proposta, questa volta impreziosita dalla maestria esecutiva di Mattia Biondi, presente con un breve intervento di chitarra elettrica nell’ultimo dei quattro brani che vanno a formare l’album in questione. Un’opera sicuramente di non facile approccio, ma allo stesso tempo, proprio per questo motivo, dalle intrinseche possibilità interpretative e dalle molteplici evocazioni contenutistiche. Giacché qui, a nostro avviso, non si tratta di pura ribellione, né di improvvisato furore iconoclastico, semmai di un affronto diretto, un oltraggio deciso, un serio attacco contro il concetto di altezza, armonia, misura, costruzione, tema, svolgimento, bilanciamento, fusione, equilibrio, direzione, evoluzione e approdo. E’ la struttura formale della musica stessa, insomma, a essere messa in discussione, attraverso una particolarissima serie di modellamenti sonori, estremamente efficaci e ben calibrati, capaci di creare, all’interno di un contesto elettronico, una imponente frattura sensibile e progressiva, in cui il ruolo dell’ascoltatore, col passare dei secondi, si ritrova messo sempre più alla prova e quasi “ingiuriato” nella sua funzione di razionalizzazione/realizzazione post-appercettiva. Da ciò ne deriva, per forza di cose, la ferrea impossibilità di portare a compimento qualunque ricerca di senso (immaginario/emotivo) grazie al quale tentare di decifrare e quindi codificare interiormente gli impulsi acustici ricevuti. Parrebbe, quindi, messo fuori questione qualunque legame simpatetico e di comunicazione tra il compositore e l’ascoltatore, tra l’io e l’altro, tra il creatore e il mondo esterno, quasi a denunciare, senza mezzi termini, la morte definitiva dell’arte intesa quale fonte esemplare di legami interpersonali e aperti confronti. Eppure, a ben notare, qualcosa resiste a questo attacco, a questa apparente ingiuria: il silenzio. “Minimal-garde” è infatti pieno di silenzi, di dissolvenze a uscire (dal suono, dalla presenza), di allontanamenti percettivi. E’ cioè pieno di musica, di oblio, di tramonto. Il ricercato oltraggio degli The Electereo, allora, è possibile intenderlo come una cruda domanda di concentrazione profonda, una violenta richiesta di sensibilità profusa e di interesse riflessivo: assolo sfacciato, non rivolto alle pietre.
Malista
Studiolo Laps - Unconventional Musical Research