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Uskebasi
Released September 6, 2014 - Studiolo Laps ___SL031___
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“Nel procedimento compositivo la melodia, il ritmo, l’armonia, il contrappunto e la forma vengono presi in esame più o meno contemporaneamente. La tecnica e l’immaginazione del compositore gli consentono di avere presente tutto ciò nel proprio orecchio mentale, anche se per trasferirlo sulla partitura sarà indispensabile una laboriosa fase di abbozzi. Il prodotto finito presenta questi elementi come un insieme unitario; non si direbbe, ad esempio, che dapprima sia stata concepita la successione delle altezze nella melodia, quindi a questa sia stato applicata un ritmo e infine sia stata studiata un’armonizzazione della linea. Chi analizza sa che qualsiasi suddivisione dell’insieme nei suoi componenti sarà certamente un procedimento artificiale e che il procedimento del compositore non può essere esattamente ricostruito”. W. Piston
Inno grintoso al rigore creativo, parossistico canto di lode rivolto all’essenza stessa della strutturazione ritmica e della sequenzialità melodica, alle loro molteplici sfaccettature e poliedrici rimodellamenti. Un congegno sonoro di ottima fattura, quello offertoci dal trio Uskebasi. Apparato estremamente versatile, colmo di virtuosismi esecutivi, egregiamente arricchito da notevoli risvolti compositivi, assai pregnanti e coinvolgenti. Alcune ispirate divagazioni astratte, certi bruschi rallentamenti, intense atmosfere quasi sempre inaspettate e altri fascinosi inserimenti di colori e voci esterne, sapientemente calibrati e disposti, testimoniano, se mai ve ne fosse bisogno, l’intento non convenzionale dell’intero progetto e l’intrigante ricerca poetica a questo sottesa. Fin dai primi minuti dell’album omonimo, contenente in tutto sei brani, a splendere appieno è la manifesta padronanza che i tre musicisti – Dario Piccioni (basso), Mauro Di Tomassi (chitarra), Claudio Cicchetti (batteria) – dimostrano di possedere nei confronti dei loro rispettivi strumenti. Competenza tecnica e capacità di controllo, ben valorizzati da un approccio unitario curato fin nei minimi particolari, mirato a creare, continuando con l’immagine d’apertura, un marchingegno sapientemente realizzato, figlio legittimo d’una passione ricercata e impeccabile disciplina, ataviche compagne d’amore e d’altre avventure indicibili. Il variegato corredo timbrico affidato all’effettistica della chitarra elettrica, mai opprimente o inopportunamente invasiva, permette importanti respiri percettivi all’interno di un precipitato musicale che, fuor di metafora, assai somiglia ad un’imponente quanto inesauribile cascata di camaleontiche trame percussive e sfaccettati sfarfallii di note a franare. Un eccellente lavoro che, a nostro parere, troverebbe forse la sua migliore collocazione ricettiva in un contesto dal vivo, in quanto – oltre all’innegabile fascino rappresentato dal libero vagare aereo delle onde elettroacustiche, finalmente affrancatesi dal circoscritto campo di propagazione direzionale delle cuffie stereo – potrebbe frugare ogni dubbio in merito al fatto che a governare quegli attrezzi musicali, ad intessere quelle elaboratissime dinamiche, a sciorinare quelle velocità pazzesche e quelle precisioni maniacali, non sono delle macchine, né degli automi, nemmeno dei mostri alieni, bensì degli esseri umani in carne ed ossa. La misura (il tempo) qui non è più un limite costrittivo, ma impulso vivace a scomporre, a spostare, eclissare, slittare. Complicarsi la vita – cos’altro sarebbe l’arte? Serissimo gioco a mancare, a truccare l’ approdo, a non voler chiudere nulla e così ripartire di nuovo, verso l’ignoto. Voler nessun genere, nessun giudizio, nessuna definizione. Perché, come ribadito dagli Uskebasi, alla musica non si addicono i concetti, figurarsi le salme.
Malista
Studiolo Laps - Unconventional Musical Research