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Remo De Vico
Released December 1, 2013 - Studiolo Laps ___SL021___
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“I filosofi affermano che il mostro è dato da un ostacolo della materia o da un errore della natura. Noi diremo che esso ha la sua radice non nella massa inadeguata della materia, ma in un movimento disordinato, sconvolto da cause contrarie. Infatti, il solo ostacolo non genera il mostro, ma semplicemente arresta un processo naturale”. G. Cardano
Se potessimo sintetizzare un intero brano sonoro in un’unica immagine, per rappresentare l’opera di Remo De Vico, “Via di fuga n°6”, dovremmo allora figurarci un allegro adolescente il quale, per spostare il ciuffo di capelli che gli impedisce la vista durante una partitella di calcio sotto casa, per errore si infila un paio di dita nel suo malcapitato occhio destro. Oppure un vivace ragazzotto che, preso dalla smania di accendersi la prima sospirata sigaretta della giornata, finisce sbadatamente per dare fuoco alla giovane peluria che gli imbruna(va) le fresche guance. Oppure un anziano e rispettabilissimo signore che, chiamato a ricordare pubblicamente un illustre esponente della cultura con cui condivise decenni di attività intellettuale, si ritrova, in un baleno, senza nulla da dire e nulla da ricordare: soltanto vuoto, sconcertante silenzio e imbarazzati sospiri. Sintetizzando, adesso, queste immagini in un’unica massima, potremmo dire: nulla va come dovrebbe andare! E non è forse questa la migliore definizione di “mostruosità”?
Tutto questo per dire che lo stile apparentemente “disordinato e sconvolto” del giovane autore di “Via di fuga n°6”, deriva invece, a nostro avviso, da una singolarissima sensibilità creativa perfettamente unita ad una investigazione concettuale profonda, ardita e sempre in cerca di nuove vie di espressione, di approccio metodologico e prospettive poetiche riguardanti la produzione e, allo stesso tempo, la ricezione musicale. Movimentato travaglio artistico mai pago delle proprie scoperte e nient’affatto voglioso di chiudersi in definizioni generiche o facili categorie interpretative.
Tutto ciò fa apparire Remo De Vico, come un compositore dotato di due teste, o forse tre, cinque occhi, nove polmoni, tredici anime, ventuno timpani. Ci pare, insomma, che qualcosa, qui, non sia come dovrebbe essere. E il brano in analisi ne è esplicito esempio: un fulmine di buio, un pugno d’acqua, un treno che vola, un fuoco che asciuga. Ma soprattutto: delle orecchie che parlano!
Malista
Studiolo Laps - Unconventional Musical Research